giovedì 17 ottobre 2013

LA FIERA DELLA METROPOLI VENETA


Le dimissioni a catena dei membri del consiglio di amministrazione di Fiera Vicenza ha sollevato il
coperchio del pentolone del sistema fieristico veneto.
Ci sono funzioni del sistema economico e istituzionale della nostra regione che possono e devono essere gestite come funzioni metropolitane. Non ha senso il campanilismo dei quattro cantoni, mentre è utile aprire una riflessione, anche a Vicenza sull’aggiornamento della governance.
Quando su un tratto di strada che si percorre in due ore d’auto si affacciano quattro diverse fiere, l’esigenza di specializzare le vocazioni è evidente. È una questione di ottimizzazione di costi e risorse. Ma il tema è più generale. Se il Veneto vuole investire sulla sua capacità attrattiva nel settore fieristico, deve ragionare in modo sinergico sull’offerta da proporre ai mercati. La scala di questi ragionamenti non può essere che regionale, perché il confronto è con poli fieristici, da Milano a Bologna, che hanno una forza metropolitana e una proiezione nazionale ed internazionale.
Il tema non può essere affrontato con le logiche di ieri e l’annuncio della Provincia sulla messa in vendita delle quote è l’occasione per una ulteriore riflessione al riguardo, da affrontare senza dogmi anche sul fronte della governance. Le fiere vicine, come quella di Milano o quella di Bologna, hanno compagini societarie che offrono spunti interessanti, dal coinvolgimento della Regione alla partecipazione dei privati.  Da un lato se le Fiere devono supportare eccellenze produttive del nostro territorio dovrebbero avere nella Regione un partner più attivo di quanto non sia oggi, dall’altro forse è tempo di valutare l’impegno di privati anche al di fuori delle forme di presenza intermediate da organismi categoriali o camerali.

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