Noi giochiamo a carte scoperte e la nostra idea di autonomia non
abbiamo paura di dirla già ora, senza aspettare il giorno dopo il referendum.
Le materie dell’autonomia non sono una questione da trattare un tanto al chilo.
Servono poche competenze e mirate. Serve avere autonomia su quelle competenze
che possono davvero dare ai veneti più sviluppo e più efficienza.
Dire che si vuole l’autonomia su tutte le materie, come fa il
presidente Zaia, significa non dire niente
e significa non voler scegliere. Noi crediamo che in questa
partita serva un modulo di gioco diverso. Abbiamo analizzato le possibili
materie sul quale il Titolo V dà possibilità di maggiori forme di autonomia e
abbiamo analizzato le caratteristiche peculiari della nostra regione, anche
attraverso il confronto con le categorie economiche e sociali. Non ci sono solo
materie sulle quali avere più autonomia può significare sicuramente un valore
aggiunto, ma ci sono anche materie che al contrario potrebbe risultare dannoso
portare in capo alla Regione. Perché l’autonomia sia davvero motore e leva di
sviluppo, efficienza e crescita abbiamo individuato alcune competenze
specifiche nel campo del capitale umano (istruzione e tutela della salute), del
capitale naturale (tutela dell’ambiente e governo del territorio) e del
capitale economico (politiche del lavoro, innovazione e ricerca scientifica,
giustizia di pace). Altre competenze tra quelle disponibili, come detto,
possono risultare addirittura inopportune perché fanno parte in maniera oramai
consolidata dell’azione statale o europea. Penso ad esempio alle risorse
energetiche, al commercio internazionale e alle norme sul credito. Campi sui
quali serve invece più Veneto e più Europa. In termini di risorse il modello che
proponiamo di seguire è quello della compartecipazione come avviene in Friuli
Venezia Giulia.
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