venerdì 9 settembre 2011

IL CASO CONCIA HA FORNITO TRE LEZIONI DA IMPARARE

Mio intervento apparso oggi sul Giornale di Vicenza:

Qualunque sia il giudizio sulle vicende fiscali del distretto della concia, sulle reazioni popolari, sui maldestri tentativi di giustificare l'ingiustificabile, qualche lezione si può trarre. Il problema della fiscalità ha assunto in Italia proporzioni mastodontiche, sia per la complessità e astrusità delle norme di riferimento, sia per la pressione in termini di prelievo del reddito, sia per la dimensione dei fenomeni di evasione, anche in riferimento a singoli casi. La reazione non può tuttavia arrestarsi allo sdegno e il radicamento del problema dimostra che urge una risposta di natura politica, capace di soluzioni che non assegnino alle sole forze dell'ordine l'onere di una lotta senza quartiere per reprimere il fenomeno. Possiamo dire di aver imparato almeno tre lezioni dal triste episodio di Arzignano.
La prim! a è che bisogna spostare il peso del carico fiscale dal lavoro al patrimonio e alla rendita. meno tasse su chi da lavoro e chi lavora, più tasse sui grandi patrimoni e sulle rendite finanziarie. E non si tratta solamente di introdurre la patrimoniale per affrontare la grave situazione della finanza pubblica italiana, misura che ritengo efficace e necessaria in questo momento, ma di rivedere la disciplina fiscale in modo che i produttori, imprenditori e lavoratori, abbiamo un trattamento almeno pari, se non di vantaggio, rispetto agli speculatori e ai grandi investitori finanziari. Credo che non ci siano dubbi sul fatto che la crisi internazionale non si è generata nel mondo del lavoro ma in quello finanziario, tuttavia gli effetti negativi si stanno paradossamente scaricando proprio sul primo, con effetti perversi.
Una seconda lezione rigurada non più i produttori e gli investitori, ma le famiglie, i cittadini. Ci spiega che l'evasione non è solo! quella di chi porta i capitali all'estero o evade l'IVA. Potr! emmo definirla “una rivolta sociale silenziosa”, che vive di tanti piccoli gesti quotidiani che tutti conosciamo e che sono il simbolo di un sistema pieno di falle e di errori che negli anni non si è voluto affrontare perché faceva comodo. Oggi la situazione non è più prorogabile e richiede misure concrete di contrasto all'evasione, non solo e non tanto di repressione. Anziché smantellare la struttura delle detrazioni, questa andrebbe ampliata, creando un vero contrasto di interesse tra consumatori e fornitori di beni e servizi, rendendo detraibili le spese di manutenzione domestica, le riparazioni e quelle spese quotidiane dove spesso è ''conveniente” per il consumatore aggirare la fattura. L'esperienza della detrazione per le ristrutturazioni edilizie e l'efficienza energetica insegna: diventa conveniente chiere la fattura e cresce la base imponibile con un risultato complessivamente positivo.
La terza più che una lezio! ne è una sfida per l'industria conciaria della valle del Chiampo.L'accordo tra le parti sociali dello scorso luglio attribuisce al livello territoriale una inedita autonomia e responsabilità. Aziende e sindacati siedano ad un tavolo comune per definire, da subito, attraverso gli strumenti della contrattazione decentrata, un accordo per il ricorso allo straordinario che lo porti fuori dalle strade dell'evasione. Che utilizzi tutte le leve della detassazione e della flessibilità previste dalla legge ma che superi le dinamiche individualistiche che hanno pervaso il mondo dell'impresa quanto quello del lavoro. Che metta tutte le aziende nelle stesse condizioni, evitando fenomeni di concorrenza giocati sul costo del lavoro. Un contratto territoriale che porti un settore economicamente così importante a una sana e civile normalità.


3 commenti:

  1. < < rendendo detraibili le spese di manutenzione domestica, le riparazioni e quelle spese quotidiane dove spesso è ''conveniente” per il consumatore aggirare la fattura. > >

    ma perchè solo alcune cose dovrebbero essere detraibili? Se ho 1.000 euro e ne do a qualcun altro 500 (affitto, benzina per andare al lavoro, vitto, bollette o altro) perchè non dovrebbero essere detraibili questi 500? D'altra parte son soldi che non ho più in tasca ed invece finiscono nelle tasche di qualcun altro.

    Io credo che sia il sistema stesso che facilita il nero.

    Il nero per i "piccoli" cittadini son come "bricole" che li "tien buoni" mentre i "grossi" si intascano le "ceste di pane".

    < < Che metta tutte le aziende nelle stesse condizioni, evitando fenomeni di concorrenza giocati sul costo del lavoro. > >

    Non credo il problema di concorrenza sia limitata alla vallata. Secondo me la via da seguire sono innovazione e passaggio dal ruolo di "dipendente" a "collaboratore". Non più un "capo" che paga ed i "dipendenti" che pensano solo alla busta, bensì un gruppo di persone coordinate da colui che investe e che vedono nella propria azienda un'opportunità di crescita e miglioramento della propria vita con intelligenza e partecipazione....non ce l'abbiano a male i sindacati, ma sarebbe bello un futuro dove non serva più la loro presenza; un futuro dove i "collaboratori" portino idee all'azienda e l'azienda nel limite del possibile le metta a frutto.

    Proprio Google, che ospita questo blog, è un esempio concreto del successo che può portare una politica innovativa di partecipazione.

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  2. ma se tutti concordano sul fatto che la sindacalizzazione, nel distretto conciario è ai minimi termini. perchè non ci si sente collaboratore e il divario tra profitto e salario è così elevato?. ho dei dubbi leggendo i libri dell'economista svzxzero Marazzi che molto ha studiato il modo di produzione della new economy, che nell'aziende higt tech ci sia quel clima idiliaco che lei descrive. a questo proposito la invito a leggere il libro "il comunismo del capitale" editore Ombre Corte autore Christian Marazzi. la bolla della new economy e la prossima in arrivo sono una dimostrazione che anche nei sistemi produttivi più evoluti le crisi economiche cicliche sistemiche ci sono perchè cosi è il funzionamento del modo di produzione che io chiamo ancora capitalistico.

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  3. Io non parlo della new economy in generale.

    Ho fatto l'esempio specifico di Google in riferimento ai suoi metodi; Google cerca, a differenza di altri, di dare uno spazio di crescita ai propri dipendenti(che poi ci riesca possiamo parlarne; lascia lo spazio perchè le loro idee possano trovare forma, oltre a mettere a disposizione locali di lavoro completamente al di fuori delle nostre concezioni.

    Ha mai visto dove lavorano i dipendenti Google?
    http://www.youtube.com/watch?v=hNxW3PfdXwU
    (Si esatto, ci sono propri biliardo, calcetto, scivolo per arrivare in mensa, centro massaggi/relax, ecc ... e tutto non dalla settimana scorsa, bensì da anni!)

    Certo non è tutto ora quel che luccica, son pur sempre dipendenti ... ma non ho finora sentito parlare di scioperi in Google. E' una questione di mentalità.

    Il mio comunque voleva esser solo un esempio di percorso da seguire, sicuramente si può fare di meglio.

    Conosco una nota azienda di Milano ( http://www.excetra.it/ ) che fa corsi di Comunicazione per titolari d'azienda con l'intento di insegnargli a Comunicare con la C maiuscola, al fine di vivere più sereni tanto coi dipendenti quanto coi clienti avendo come conseguenza un'azienda più solida.

    Immagino sia difficile aprirsi a nuovi approcci, ma visto che i vecchi metodi ci hanno portato allo stato attuale, credo che affrontare le situazioni con nuove prospettive possa solo migliorare la situazione.

    Saluti
    Marco (SE&O)

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