venerdì 22 giugno 2012

NUOVO PIANO SOCIOSANITARIO: VIA LIBERA IN CONSIGLIO

Il Veneto ha un nuovo piano socio-sanitario dopo 16 anni e questo è comunque un bene. Con 30 voti a favore (PDL e Lega), 19 contrari (PD, IDV, Fed.Sinistra, Verso Nord)) e 3 astenti (UDC) mercoledì scorso il Consiglio regionale ha licenziato il provvedimento. Alcune lacune siamo risuciti a colmarle, altre no. Restano nel piano buchi spaventosi come quello sul sociale, dovuti alle divisioni tutte interne alla maggioranza, che rischiano di rendere ingestibile il piano per il futuro.
La nostra azione in commissione prima e in Consiglio dopo ha portato a sostanziali modifiche. Se il Veneto avrà calcolo dei costi e dotazioni standard già dal 2014 è anche e soprattutto merito nostro. Così come merito del PD è  la definizione delle rette indicative per le strutture residenziali e semiresidenziali, oppure l’affidamento dei servizi sociosanitari al terzo settore, solo per fare alcuni esempi.
Nonostante il nostro contributo al miglioramento, rimane insufficiente l’intero impianto del comparto sociale, dove mancano definizioni chiare dei livelli essenziali di assistenza sociale e nessun maggior rilievo è stato attribuito alle conferenze dei sindaci.  Se la parola d'ordine del nuovo piano piano è "meno ospedale, più territorio", senza una chiara definizione dei servizi essenziali e garantiti e un ruolo di co-protagonisti delle comunità locali e dei loro rappresentanti (i sindaci),  la crescita dell'assistenza territoriale rimane un'incognita. Così anche la risposta alla non autosufficienza è rimasta ancorata a un sistema (le impegnative idividuali) che ha mostrato tutti i suoi limiti.  Proprio qui  abbiamo avvertito le maggiori tensioni interne alla maggioranza, quelle stesse che ci fanno temere sulla capacità di garantire in futuro la sostenibilità della nuova programmazione. Ora tocca alle schede opedaliere e territoriali, il passaggio forse più difficile perchè dalle intenzioni si passerà ai fatti.

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