sabato 11 agosto 2012

E ALLORA FACCIAMO I TEDESCHI. IN VENETO


Intervento pubblicato sul Giornale di Vicenza del 10 agosto

La crisi impone scelte difficili e coraggiose. Sul versante della pubblica amministrazione ancora di più. E allora si guarda al modello tedesco, rigoroso sulla gestione dei conti pubblici, con ampia autonomia dei territori, semplice nell’architettura istituzionale, ben piantato dentro le politiche europee. Insomma, vediamo se riusciamo a fare un po’ i tedeschi. A partire dal Veneto. Ecco allora alcuni casi recenti di come il Veneto “non” faccia il tedesco.
Tra il 2007 e il 2011 il Veneto è risultato tra le ultime regioni europee nella capacità di accedere ai fondi europei gestiti direttamente dalla Commissione. Secondo un recente rapporto dell’osservatorio sulla spesa regionale del Consiglio Regionale il Veneto ha attratto 276 milioni di euro.  La Baviera si è messa in saccoccia più di 1500 milioni di euro. Più Europa significa più programmazione strategica, parola molto snobbata in laguna, perché si preferisce improvvisare e accontentare tutti. Qualche  esempio? E’ di qualche settimana fa un bando di 23 milioni di euro per contributi da 100.000 euro
ciascuno per lavori pubblici dei comuni. Si potrebbe considerarla una nuova modalità di distribuzione, dopo i  finanziamenti a pioggia siamo all’innovativo sistema “goccia a goccia”. Priorità: nessuna. Opere strategiche: se non c’è un piano non si sa quali siano. Criterio di assegnazione: chi prima arriva meglio alloggia! Proprio come in Germania.
Non meno “tedesche” le delibere che hanno assegnato più di mezzo milione di euro per “mostre, manifestazioni e convegni di interesse regionale” e per “la promozione dell’identità veneta”. Anche qui il nuovo sistema “goccia a goccia” ha premiato 176 (dico 176!) beneficiari. Alcuni di chiarissimo interesse regionale, come la Corsa dea Befana a Colesella, è scritto proprio dea, la festa dello Schizzotto a Santa Margherita d’Adige e ancora Brusemo ea Vecia a Brugine. E mi fermo per decenza. Ma in una regione che ha nell’abbinata turismo/cultura una leva straordinaria di sviluppo economico quali sono le priorità dove concentrare le poche risorse per spenderle al meglio? La Germania ha scelto di investire nelle istituzioni della cultura, musei, biblioteche, centri di documentazioni, come vere e proprie industrie culturali, con risultati straordinari.  E sulle provincie Zaia avrà il coraggio di andare oltre la difesa dell’esistente e prefigurare quel “governo delle funzioni metropolitane” dell’area centrale del Veneto che abbiamo scritto nel nuovo statuto regionale? Due aree metropolitane, a est Padova-Treviso-Venezia, a ovest Verona e Vicenza e il riconoscimento della specificità della montagna.
Fare i tedeschi in Veneto vuol dire certamente chiedere maggior rigore alle regioni del sud, e in questo l’atteggiamento del mio partito è ancora ostaggio di un falso spirito unitario, rivedendo la spesa pubblica su criteri finalmente di produttività ed efficienza. Mettendo fine al quel sistema della “spesa storica”  anacronistico nel nome e insostenibile nei fatti.
Ma fare i tedeschi in Veneto significa anche dare a questa regione quella cultura della programmazione che non ha mai conosciuto. Che vuol dire fissare delle priorità, selezionare gli obiettivi, spendere per il futuro anzichè accontentare il presente. Ridurre i livelli di governo, semplificare la pubblica amministrazione. Quanto più credibile sarà la capacità del Veneto di fare “la tedesca” in casa propria tanto maggiore la sua autorevolezza nel pretendere equità ed efficienza nel confronto con le altre regioni italiane. La crisi offre condizioni straordinarie per le riforme e straordinarie potrebbero essere pure le alleanze politiche per realizzarle. Anche in Veneto. Chi ci sta?

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