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I
RUOLI. Su questo interviene anche l'assessore regionale al bilancio, il
leghista Roberto Ciambetti che non usa mezzi termini: «Che Variati stia
costruendo questa operazione per fini elettorali, ormai è sotto gli
occhi di tutti. Prova ne sia che per arrivare alla costituzione di
un'area metropolitana si debba definire e seguire un percorso a dispetto
di leggi nazionali, se ci sono, o creando e organizzando le tappe
analizzando fattori concreti e trovando soluzioni vantaggiose per tutti:
questo spetta alla Regione. Adesso non vedo, né a livello statale né
regionale, un modello, una scatola che possa inquadrare tutto questo
gran parlare tra sindaci. Insomma, si chiacchiera. E poi - tuona
Ciambetti - a che titolo si muove Variati? È autorevole, certo, ma non
può rappresentare gli altri Comuni berici o la Provincia di Vicenza che è
ancora portatrice di interessi di area vasta. Per non parlare della
Regione che, come dice lo statuto, è delegata a gestire le ipotesi di
area vasta ed è ben disposta ad accogliere suggerimenti ed idee nelle
sedi deputate. Porto un esempio concreto: arrivo da Arquà Polesine dove
con altri sei Comuni si è definita una delibera comune per arrivare alla
fusione. Questo è un processo alle battute finali a cui si sta
lavorando da oltre un anno: questo è un percorso che va calcolato in
ogni dettaglio. Le battute ad uso elettorale del sindaco Variati quindi
pesano quel che pesano. L'opportunità va colta? E chi dice di no? Ma va
fatto con ordine, pulizia e rispetto delle gerarchie, senza protagonismi
strumentali. E soprattutto per il bene dei cittadini e dell'economia
dei territori ». IL TRENO. Proprio a nome dello sviluppo, Fracasso è
convinto che questa che hanno intrapreso i tre sindaci - Variati (Pd)
per Vicenza, Piva (Pdl) per Rovigo, Tosi (Lega) per Verona - sia la
strada giusta che permetterà di non perdere un treno già in movimento.
«Si deve distinguere - spiega - il percorso di città metropolitana,
previsto dalla legge nazionale, da quello di area metropolitana che
invece è un'aggregazione che è “meno istituzionale”, ma che permette di
essere interlocutori diretti con l'Ue. È lo stesso che sta accadendo in
Francia e in Germania. Entro fine mese il Consiglio europeo approverà la
nuova programmazione sulle aree metropolitane. Per l'obiettivo
“sviluppo strategico” metterà sul piatto 50 miliardi di euro a partire
dal 2014. La sfida è quella di restare agganciati a questo trend di
sviluppo che vuol dire innovazione. In Veneto siamo sempre stati
europeisti a rovescio, solo per criticare. Impariamo ad esserlo anche in
modo propositivo, per cogliere le occasioni. Schneck teme
l'allontamento delle istituzioni? Ma a costituire le aree metropolitane
resteranno i sindaci. E il sindaco è il più vicino riferimento per il
cittadino. Solo che così potrà arrivare direttamente in Europa».
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