venerdì 3 ottobre 2014

OLTRE IL FASCINO DEL CASSONETTO. UN PIANO RIFIUTI PER IL VENETO

Mentre il Piano Cave veniva affossato dalle turbe della maggioranza Lega+FI+NCD, è ripreso l'esame del Piano Rifiuti. La produzione di rifiuti urbani in Veneto è tornata ai valori ante 2004, dal 2010 ad oggi è diminuita di circa 200.000 tonnellate attestandosi a 2.200.000 ton. La crisi dei consumi si è fatta sentire, ma pure l'azione della raccolta differenziata che vale, in media, il 63% . Nel frattempo senza tanto clamore ha chiuso uno dei tre inceneritori del Veneto, quello di Fusina a Venezia, ma a Verona Cà del Bue vorrebbe prendere il suo posto. L'aggiornamento dei dati ha fatto emergere che il volume residuo in discarica è maggiore di quanto si stimasse, vale oggi 3,6 milioni di metri cubi residui, e quindi la conclusione è abbastanza semplice. Non sono necessarie nuove discariche e neppure nuovi inceneritori in Veneto, quanto piuttosto far raggiungere la media dei comuni ai valori delle migliori pratiche, e ce ne sono molte, di gestione dei rifiuti: riduzione, recupero, riciclo, riutilizzo. Anche in quei comuni che ancora restano aggrappati al fascino, o alla pigrizia, del cassonetto e così facendo tengono aperta  la strada del ritorno al passato, pure in tema di smaltimento. Ma ci sono anche altri fattori, oltre a quelli ambientali, che devono far spingere in alto il recupero e il riciclo. E' ormai dimostrato che le politiche di riciclo/riuso generano, a parità di costo, più occupazione di quelle centrate sullo smaltimento, una differenza che viene stimata per l'Italia in circa 36.000 occupati in più dall'ultimo rapporto di Waste Strategy. Un buon Piano Rifiuti può far bene all'ambiente e anche all'occupazione.
I dati aggiornati sui rifiuti in Veneto

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