giovedì 3 novembre 2011

CONTRAFFAZIONI AGROALIMENTARI: PROTOCOLLI DI TUTELA DA SOLI NON BASTANO

Coldiretti ha denunciato recentemente uno scandalo portando alla luce un quadro allarmante di mancati controlli che hanno permesso il finanziamento da parte dello Stato italiano di prodotti agroalimentari falsificati da parte di Stati esteri. E' evidente che i disciplinari da soli non bastano e a fronte della situazione che abbiamo davanti bisogna riassestare il sistema della difesa dei prodotti del nostro mercato agro-alimentare.
Il fatto che SIMEST, una società pubblica che assiste le imprese italiane nelle loro attività all’estero, possa aver concesso finanziamenti a prodotti che vanno considerati come “taroccati” è una vergogna sulla quale bisognerebbe sollevare il velo e indagare a fondo. È anche il sintomo che qualcosa non funziona nel sistema dei finanziamenti e dei controlli: le sigle di tutela dei nostri prodotti agroalimentari sono garantire dai disciplinari che vincolano i produttori e dovrebbero garantire la qualità del prodotto. Succede poi che Simest, una società essenzialmente finanziaria, promuove le operazioni di joint venture tra imprese italiane e straniere e che dall’estero ci tornano indietro prodotti agroalimentari cosiddetti Italian sounding, che possiamo ben definire contraffazioni. Stiamo parlando di esempi resi noti dalle cronache come “l’Asiago cheese” americano o il “Camerlot rumeno”, imitazione del nostro vino Merlot.
La tutela del prodotto ha due significati che vanno ribaditi: da una parte si garantisce la produzione di nicchia e dall’altra si conserva la qualità del prodotto. In Italia solo una percentuale bassissima di persone conosce il valore dei marchi di tutela, ciò significa che bisogna fare di più o cambiare strategia. Il prosecco è uno dei prodotti più falsificati, ma il consorzio di tutela ha condotto una battaglia senza quartiere contro le falsificazioni. Parliamo però di un prodotto conosciuto in tutto il mondo e che produce un volume d’affari considerevole. L’Italia è piena di prodotti minori, ma di qualità altissima, che rischiano di scomparire se non si garantisce loro un riconoscimento di “unicità” e tutela”.
Non possiamo affidare la sicurezza del made in Italy alla sola azione repressiva della giustizia come chiede l’assessore Manzato, è necessario avviare un percorso nuovo, dove tutela e garanzia del prodotto nascono dal riconoscimento del legame tra prodotto e territorio su basi certe.

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