giovedì 13 settembre 2012

PRIMO GIORNO DI SCUOLA

Lo so, all'ordine del giorno ci sono le decisioni della Corte Tedesca sul fondo salva-stati, l'attacco all'ambasciata in Libia, le primarie del PD (e tu, con chi stai?...). Eppure ho trovato bellissima questa lettera che lo scrittore Gian Mario Villalta, anche poeta, anche animatore di PordenoneLegge, ha scritto per il Corriere per il primo giorno di scuola di sua figlia. E ieri migliaia di bambini sono entrati a scuola per la prima volta...."quello che nessuna crisi potrà mai portarci via".

Lettera a mia figlia Vittoria

Tempi di disincanto, i nostri. Perciò i «pensierini» da scrittore sensibile e intelligente per il primo giorno di scuola rischiano di affogare nell'acido del quotidiano cinismo. In alternativa ho pensato di giocarmi la carta del primo giorno di scuola in prima elementare di mia figlia Vittoria. Però c'era il pericolo di finire anche peggio, tra la lacrimuccia sul ciglio e la fierezza genitoriale. Infine -perché no? - avrei sempre la possibilità di parlare da insegnante, con qualche consiglio, un po' di giuste critiche alle disattenzioni (grandi) dei governi nei confronti dell'istruzione e un appello alla solita buona volontà di tutti.
Prenderò invece un'altra strada, che spero all'altezza del cinismo imperante e spero corrisponda ai disagi che la nostra «vita liquida», come direbbe Zygmunt Bauman, trasforma continuamente in sfiducia e allarme.
L'inizio di un nuovo anno scolastico sia per tutti un momento di ripensamento su quello che conta nella vita. Sto parlando di quello che nessuna «crisi» potrà mai portarci via: relazionarci responsabilmente con gli altri, dare valore alla
conoscenza, imparare a misurare l'impegno e a costruire il nostro «mondo» nel tempo. Credo che da queste tre «voci» tutti ci possiamo sentire chiamati. Perché i tempi floridi, così come le crisi, gli stili di vita, le parole d'ordine gridate da più parti, sembrano sfilare più veloci ora che nel passato: e quello che resta necessario è invece costruire relazioni, conoscere, cooperare formando un'immagine comprensibile e confrontabile di noi stessi.
Le classi prime, soprattutto le prime elementari, vedranno quest'anno una aumentata presenza di alunni nati in Italia da famiglie provenienti dai diversi angoli del mondo. Anche se non diventeranno calciatori così bravi da meritare la nazionale, stanno già vivendo la loro nazionalità, la stanno condividendo, sono già quel futuro di cui tanto ci piace parlare. E che è sempre meno prevedibile.
Per questo quando penso a mia figlia Vittoria che affronta il primo giorno di scuola ho fiducia, perché l'imprevedibilità del futuro le offre una possibilità grande, dopo che il «futuro prevedibile» si è dimostrato un grande inganno. Di questa imprevedibilità dovremmo fare tesoro per pensare a un tempo che non esiste nella coniugazione dei verbi italiani, il presente prossimo, e che però sarebbe bello vivere più intensamente.
Gian Mario Villalta 

dimenticavo: Villalta cura anche questo sito dove si trova una poesia al giornoipoetisonovivi

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