mercoledì 22 giugno 2011

TRENITALIA, DISSERVIZI E CARO BIGLIETTI: I PENDOLARI PAGANO DUE VOLTE

Sui servizi ferroviari siamo di fronte ad uno spettacolo surreale, dopo che la Giunta regionale ha annunciato ieri un rincaro del 15% dei biglietti dei treni e del 2% degli abbonamenti: mentre ogni giorno si ripetono le proteste degli utenti per i disservizi di Trenitalia, la Regione insiste con l’arrogante ricetta a base di multe e rincari. Si tratta di scelte inaccettabili, tanto più considerando che la qualità del servizio per i pendolari, in Veneto, è a livelli qualitativamente molto scarsi.
Anziché agire per migliorare il servizio e reperire le risorse per accelerare sulla costruzione della metropolitana di superficie, la Regione Veneto scarica sugli utenti i tagli al bilancio che il Governo di Bossi e Berlusconi ha deciso e che le regioni di centrodestra hanno subito passivamente. I tagli di bassa Lega varati dalla Giunta Zaia non potevano che significare rincari pesanti, pagati in toto dagli utenti, cioè dai soggetti deboli del trasporto pubblico.
I dati del rapporto Pendolaria 2010 ci dice che già nel 2010 il Veneto aveva stanziato per il trasporto ferroviario dei pendolari appena lo 0.04% del proprio bilancio. Nel 2010 era il dato peggiore di tutte le regioni d’Italia, che i nuovi tagli non fanno che peggiorare. La Lombardia stanzia lo 0.43%, la Toscana lo 0.56%, l’Emilia lo 0.28%, il Piemonte lo 0.12%. Dal 2003 al 2010, il Veneto ha investito in infrastrutture stradali quasi il 94% della spesa per infrastrutture e appena il 6% per quelle ferroviarie. I disservizi subiti dai 140 mila pendolari veneti nascono da questa scelta, che, come nota Legambiente, ha portato nel 2010 a stanziare per il trasporto dei pendolari quanto per il sostegno culturale ai Veneti nel mondo.
Con i tagli lineari applicati anche al comparto del trasporto su gomma l’offerta complessiva per cittadini, studenti e lavoratori, rischia di essere ulteriormente ridimensionata. Un’area metropolitana come quella veneta dovrebbe seguire una rotta inversa e garantire più investimenti su questo fronte, anziché maggiori tagli. In gioco c’è il diritto alla mobilità, che tra mancati investimenti passati e tagli odierni, rischia di diventare sempre meno concreto.

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