giovedì 3 novembre 2011

AD UN ANNO DALL'ALLUVIONE

Danni dell'alluvione: è ora di uscire dall'emergenza e fare programmazione
Ad un anno esatto dall’alluvione che ha colpito il Veneto è giunto il momento di uscire dalla fase dell’emergenza per entrare nella fase della programmazione degli interventi. Finora si è dato corso ai soli interventi straordinari per la messa in sicurezza e poco si è fatto per la prevenzione del rischio, le cosiddette opere strutturali come i bacini di laminazione. Io e il collega consigliere regionale del PD Stefano Fracasso e Giuseppe Berlato Sella ci sentiamo di descrivere in questo modo la situazione degli interventi ad un anno esatto dall’alluvione che ha coinvolto l’intero territorio regionale nell’ambito di una conferenza stampa che si è tenuta ieri mattina presso la sede provinciale del Partito Democratico.
In materia di difesa del suolo, quindi di prevenzione del rischio i dati ci mostrano che gli stanziamenti sono scesi tra il 2003 e il 2009 da 50 a 20 milioni di euro. Ridurre le spese per la prevenzione del rischio comporta un aumento del rischio ambientale, che si è verificato l’anno scorso, e un conseguente aumento delle spese per interventi straordinari e d’urgenza.
La fase di emergenza ha portato ad oggi uno stanziamento di circa 370 milioni, dei quali circa 300 sono destinati agli indennizzi e solo 60 per le opere strutturali. La commissione incaricata dalla Regione di studiare un piano di “mitigazione” del rischio idro-geologico ha parlato di un rischio per il nostro territorio che richiederebbe una spesa di circa 2,7 miliardi di euro per la completa messa in sicurezza. La Giunta Regionale ha proposto un piano di intervento a dieci anni; noi chiediamo che a bilancio venga iscritto un fondo annuale dedicato alla difesa del suolo dotato di almeno 50 milioni. Si tratta di un meccanismo che aiuterebbe ad uscire dalla logica dell’emergenza, a due condizioni: le competenze di gestione del fondo dovranno uscire dalla logica commissariale per tornare in capo alle direzioni competenti della Regione, come la direzione ambiente e difesa del suolo; in secondo luogo queste risorse dovranno essere agevolate attraverso lo svincolo dal patto di stabilità interno, che blocca e strangola le possibilità di intervento.


Difesa del suolo: lo Stato sblocchi fondi per Comuni e Regioni
C'è poi da affrontare la questione dei fondi per la difesa del suolo. Al “niet” dell’onorevole leghista Manuela Dal Lago alla proposta dei sindaci veneti di riconoscere nel Decreto Sviluppo la difesa del suolo come priorità, rispondo con la richiesta che per lo meno lo stato sblocchi le risorse vincolate dal patto di stabilità per permettere a Regioni e Comuni di intervenire.
La Dal Lago afferma con schiettezza che lo Stato non ha le risorse per riconoscere la priorità della difesa del suolo nel Decreto Sviluppo, perché questo significherebbe avvallare e finanziare un piano d’interventi che supera i 2 miliardi di euro. Se lo Stato non può fare nulla direttamente, potrebbe però riconoscere nel Decreto Sviluppo lo sblocco dal patto di stabilità di quelle risorse in capo alle Regioni e in piccola parte ai Comuni per la difesa del suolo, così da permettere a quest’ultime di avviare quelle opere strutturali di riassetto idro-geologico che sono l’unica garanzia contro il ripetersi di un 1 novembre 2010.


1 commento:

  1. il massimo esperto dell'assetto idrrogeologico della Regione l'ing. Dalpaos ha detto che forse sarebbe il caso di costruire una strada in meno, un parcheggio in meno, un centro commerciale in meno e così certi disatri "naturali" troverebbero delle via di fuga più naturali. come mai il 95% della classe politica e imprenditoriale punta ancora sulle grandi opere che gli setssi economisti liberisti Giavazzi e Alesina, dicono inutili per il rilancio della crescita?

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