"Autostrade svuotate dalla crisi" titolava questo
giornale qualche giorno fa. E treni regionali sovraffollati e in
perenne
ritardo, aggiungo da utente quotidiano delle ferrovie regionali.La
crisi mette all'ordine del giorno un tema importante,
per non dire strategico, quello della mobilità. Ecco perché merita che
la politica si confronti sulle opzioni in campo con pragmatismo e
concretezza, senza inutili parate ideologiche.
È bene partire da alcuni dati di fatto. Il primo è
che la Val di Susa è lontana. Se vogliamo parlare della Tav per il
Veneto dobbiamo farlo pensando alla realtà concreta della nostra
regione.
Non possiamo cadere nell’errore di dividerci in base a logiche di
schieramento inutilmente politicizzate.
Il secondo dato di fatto riguarda il grado di
utilizzo dell’attuale rete ferroviaria del Veneto centrale. Tra Verona e
Padova, ad oggi, è libero ancora un 50% delle tracce di transito:
significa che si può potenziare l’offerta, anche con treni veloci, senza
dover costruire tracciati ad hoc. Da Padova a Venezia la linea è già a
quattro binari. Il terzo dato di fatto è che non si vedono all’orizzonte
istituzioni o attori privati in grado di sostenere con certezza di
ritorno economico un investimeni dell'ordine di tre o quattro miliardi
di euro, come quello richiesto da una nuova linea ad alta velocità. Pure
la ricca Svizzera ha scartato il project financing per la ferrovia.
Il quarto dato di fatto è che, con un investimento
assai più contenuto, nei costi e nell’impatto ambientale, si potrebbe
procedere in tempi brevi a sistemare i cosiddetti "colli di bottiglia",
come la linea dei bivi intorno a Mestre. Dare finalmente una direttrice
adeguata per il traffico merci su ferro e nei prossimi dieci anni
procedere al quadruplicamento della Verona-Padova, con grandi benefici
sul miglioramento del servizio, anche per i treni veloci.
Facciamo quindi uscire l'Alta Velocità dai
pregiudizi ideologici, la politica deve attivamente scegliere di
incentivare la mobilità su rotaia, dopo decenni in cui ha puntato solo a
sviluppare quella su gomma. Credo però che il Veneto
rischi di impantanarsi in una discussione astratta su ipotesi fuori
portata, mancando nel
frattempo la realizzazione di obiettivi più
concreti e raggiungibili. Le risorse sono scarse: concentriamole sulle
misure realizzabili in tempi rapidi e con benefici
concreti. Prima di tutto investire sull’ampliamento e sul rinnovo dei
treni destinati al servizio per i pendolari. Questo va fatto e va fatto
subito. Poi dare concretezza alla visione di una rete metropolitana
interconnessa: che non significa
solo migliorare il servizio dei pendolari, ma anche collegare la rete
ferroviaria ai poli aeroportuali. E assicurare che i milioni di
container in arrivo al porto di Venezia non finiscano, ancora, per
strade e autostrade ma trovino binari disponibili per raggiungere il
nord Europa.intervento pubblicato oggi sul Corriere del Veneto
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